In occasione del cinquecentesimo anniversario leonardesco, Vania Elettra Tam ha accentuato gli aspetti anacronistici, surreali ed ironici del suo lavoro, proponendo sorridenti (mai irridenti) reinterpretazioni dei capolavori vinciani. Perciò, trasformandosi in una sorta di “reporter atemporale” in vena di scoop, ha dipinto alcune tele immaginando di trovarsi nell’atelier di Leonardo, mentre i personaggi dei suoi quadri si apprestano a posare per il Maestro, circondati da un esercito di sarti, parrucchiere, manicure che ne curano maniacalmente il look. Ha perciò realizzato dipinti dal sapore vagamente “pop”, dove le figure sono inserite in campiture geometriche di vari colori, quasi si trattasse dei modelli in carta utilizzati nelle sartorie per realizzare le creazioni di moda. Negli lavori più recenti, inoltre, ha ipotizzato che il grande genio, inventore e soprattutto anticipatore di progetti ormai entrati nell’uso comune, sia di fatto il “padre di tutte le invenzioni”. Pertanto, ribaltando la realtà temporale, ha rintracciato in alcuni oggetti di uso quotidiano la matrice leonardesca attraverso sovrapposizioni anacronistiche e surreali. Ad esempio l’uomo vitruviano è messo in parallelo con le forme della moka, così come lo spaccato del sistema circolatorio umano è posto a confronto con quello della caffettiera. Oppure, ipotizzando di trovarci nello studio di Leonardo durante il backstage preparatorio per la realizzazione della Gioconda, ecco che la modella è circondata da uno staff comprendente un’anacronistica parrucchiera armata di asciugacapelli elettrico e un’improbabile aiutante occhialuta che, a sottolineare l’ambiguità di Monnalisa, la sta sbarbando.